“Nel folto dei sentieri” di Umberto Piersanti

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“Nel folto dei sentieri” di Umberto Piersanti

Autore: Umberto Piersanti

Titolo: Nel folto dei sentieri

Editore: Marcos y Marcos, 2016

Premio: 61° Ceppo Selezione Poesia

 

Da una poesia del libro

•••

era un giorno perfetto,

solo quel granchio annaspa

tra la sabbia lieve

e l’aria queta,

tenace si guadagna

qualche istante

dentro quel cosmo ordinato

e indifferente

ma se tu lo sollevi

e dentro l’acqua posi,

non infrangi la legge

che t’impone

una diversa vita

lasciare alla sua sorte?

Dicono del libro

Umberto Piersanti vince il Premio Ceppo Selezione Poesia con Nel folto dei sentieri (Marcos y Marcos 2015) per la sua poesia sospesa tra realismo dettagliato e respiro fiabesco, che ha al centro il mondo della campagna intorno a Urbino ma anche un mondo universale di archetipi, dove si affollano le figure del rito e della festa: il pastore, la maga, la donna dei boschi, i folletti, l’anacoreta, tutto un universo arcaico, immobile e vibrante, sospeso nel tempo. Ed è un universo abitato dalle anime dei morti, che sono qui in mezzo a noi, tra un croco e un ciclamino, tra una volpe e una poiana: possiamo incontrarle nelle nostre case, nelle nostre passeggiate, nei gesti più consueti della nostra giornata. In questo libro di Piersanti ritornano in una nuova luce i grandi temi che hanno percorso da sempre le sue pagine: le Cesane, il trascorrere dei mesi, le delicate presenze femminili, la natura marchigiana, “l’eterno, scontato, stupendo passo delle stagioni”. E questi temi vengono innestati in un verso asciutto, percussivo, capace di rappresentare sia l’immagine concretissima di un albero o di un corpo sia quella onirica di un ricordo infantile. (dalla motivazione di Milo De Angelis. Prosegue qui)

“Piersanti […] canta la propria terra in una dimensione fantastica, tesa a sottolineare l’eternità e la bellezza della Natura contro l’estrema fragilità umana” (Franco Manzoni – “Corriere della Sera”)

“Tra i versi circola una sorta di reliquiario del vivere, la lucentezza del paesaggio che vive attorno al poeta, il fissaggio di questa natura, un fazzoletto marchigiano messo in un rilievo concreto, e delle cose concrete annotate, poi il significato e il simbolo” (Carlo Franza)

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