Premio Letterario
Internazionale Ceppo Pistoia

2 Maggio 2020

La Giuria del Premio Internazionale Ceppo 2020 è presieduta per questa edizione dallo scrittore e critico Luca Ricci (Premio Selezione Ceppo Racconto 2018). Dall’intervento che terrà a Pistoia il 23 luglio, durante la cerimonia di votazione e premiazione dei tre finalisti (Loredana Lipperini, Massimo Onofri, Federico Pace), pubblichiamo un estratto che riguarda la rosa dei libri finalisti al Premio Ceppo Selezione Racconto, definita a gennaio 2020 dalla Giuria Letteraria. Luca Ricci ha appena pubblicato sul numero 98 della rivista “Studi Novecenteschi” il saggio “Breve trattato sul racconto breve”, che sintetizzerà durante la cerimonia.


 

La long list sul racconto del Premio Ceppo nel biennio 2018-2019 evidenzia una elevata eterogeneità della produzione, a fronte di bienni più canonici con libri scritti (impostati, pensati) alla maniera di un nume tutelare di riferimento, preferibilmente straniero (ci sono stati bienni à la Carver e à la Munro).

La fiction di taglio classico naturalmente è ancora il modo preferito dai raccontisti, con prove convincenti. Questo accade sul versante di un minimalismo evoluto: Valerio Valentini con Parlare non è un rimedio (D Editore), Federico Pace con Scintille (Einaiudi), Luca Martini con Manuale di sopravvivenza per bambini invisibili (Pequod), Michele Orti Manara con Il vizio di smettere (Racconti Editore). Ma accade anche in quello di un nuovo fantastico: Marco Marrucci con Ovunque sulla terra gli uomini (Racconti Editore) e Loredana Lipperini con Magia nera (Bompiani).

All’interno della fiction è da sottolineare il ritorno alla cornice da parte di molti raccontisti: Paolo Teobaldi con Arenaria (Edizioni E/O), Pietro Spirito con Se fossi padre (Mauro Pagliai Editore), Beatrice Masini con Più grande la paura (Marsilio Editori), Valentina Fortichiari con La cerimonia del nuoto (Bompiani). E soprattutto c’è in questi fil rouge una forte componente politica, femminismo, lotta per la parità di genere: Giorgetta Dorfles con Di tutti i peccati delle donne (Manni Editori), Elisabetta Rasy con Le disobbedienti (Mondadori) e Maria Antonietta con Sette ragazze imperdonabili (Rizzoli).

La novità vera però è rappresentata da un campione, seppur esiguo, di libri di racconti di non fiction assai particolari ma che in qualche modo rispettano l’air du temps (se è vero che all’interno della modalità narrativa egemone, cioè quella romanzesca, ormai la non fiction detta legge): due atlanti letterari, che sono allo stesso tempo zibaldoni di aneddoti e diari intimi come quelli di Massimo Onofri con Isolitudini (La Nave di Teseo) e di Leonardo Piccione con Il libro dei vulcani d’Islanda (Iperborea), e un libro di racconti ispirato a storie vere nel solco dell’impegno civile e della scrittura come testimonianza, ed è il caso di Davide Coltri con Dov’è casa mia (Minimum fax).

Da ultimo, due casi limite che per il momento chiudono la nostra incursione nel mondo della brevitas: la micro-fiction che in poche pagine (ma talvolta sono una manciata di righe appena) è capace di raccontate una storia, come quella di Paolo Albani con I sogni di un digiunatore (Exorma) e, all’opposto, la misura ibrida tra romanzo breve e racconto lungo che è la novella, come accade per Lucrezia Lerro con La giravolta delle libellule (La Nave di Teseo).

 

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