12 Giugno 2022
Esce il 15 giugno 2022 l’antologia di Paolo Fabrizio Iacuzzi “Peste e Guerra. La poesia non salverà la vita. Versi scelti 1982-2022”, introduzione e dialogo a cura di Michele Bordoni, Interno Poesia, 2022.
La scheda a cura di Michele Bordoni
Poesia come malattia virale, rivolta e ribellione del linguaggio alle imposizioni di potere che lo attanagliano. Ma anche poesia come storia sotterranea degli esclusi, dei vinti, dei sommersi, dei diversi, dei caduti in mare a poche miglia dalla meta.
Come il timoniere di Enea, Palinuro, la sua tomba inquieta: come Io, la ninfa che si “leva” e si staglia contro la violenza che la calpesta. Peste e Guerra. La poesia non salverà la vita è l’inedito viaggio con una bicicletta Bianca, immagine di resistenza o meglio di resilienza di una scrittura poetica nell’arco di quarant’anni: dalla guerra di Bosnia a quella dell’Ucraina, dall’Aids al Covid-19, dalla violenza alla discriminazione sessuale.
Paolo Fabrizio Iacuzzi concepisce la sua bicicletta come fosse la nave Argo, assemblando e smantellando brandelli della sua poesia e della sua esperienza intellettuale, trasfondendo il suo sangue e quello della sua famiglia dentro la Storia: una sorta di autofiction epica e corale.
Un libro Arlecchino, un libro Frankenstein: una prima parte composta da versi scelti dalla vasta produzione di uno dei maggiori poeti della sua generazione e una seconda che mette in scena il dialogo con il suo interlocutore-curatore-inquisitore, il giovane poeta Michele Bordoni.
Non un monologo, non la storicizzazione di una carriera poetica giunta al suo punto di massima altezza. Semmai una restituzione al mondo della voce che, prima inspirata, viene ora espirata nella condivisione e nel contagio dei valori della poesia, del potere delle immagini e della forza dei colori. Una celaniana “svolta del respiro” che non salverà la vita solo perché il suo compito è quella di renderla possibile.
Leggi alcune poesie nella scheda del libro
Autore: Paolo Fabrizio Iacuzzi Titolo: Peste e Guerra. La poesia non salverà la vita. Versi scelti 1982-2022 Curatore: Michele Bordoni (Introduzione e dialogo a cura di) Editore: InternoPoesia, 2022 Tre poesie dal libro: Tribunale delle Ortensie Giorni vicini al solstizio d’estate. Nel Piano di Furia sedato dal dolore. E lui in piedi davanti al tribunale delle Ortensie. […]
24 Ottobre 2020
Rassegna stampa e video riguardanti “Consegnati al silenzio” (Bompiani 2020), di P.F. Iacuzzi.
La playlist dei video degli interventi e delle interviste nel canale Youtube del Premio Internazionale Ceppo.
Il video dell’intervista realizzata da Frida Zampella per il TgR-Toscana.
10 Ottobre 2020
Alle Serre Torrigiani a Firenze, Sabato 17 ottobre dalle ore 16.00 alle 17.00 presentazione del libro in versi “Consegnati al silenzio. Ballata del bizzarro unico male” (Bompiani Editore, 2020).
Sabato 17 ottobre 2020 ore 16.00
Serre Torrigiani – Via Gusciana 21 – Firenze
PAOLO FABRIZIO IACUZZI
Consegnati al silenzio
Ballata del bizzarro unico male
(Bompiani 2020)
Interviene
Sergio Givone
Coordina
Fulvio Paloscia
Nella suggestiva cornice delle Serre Torrigiani (Via Gusciana 21), in uno dei giardini all’italiana più belli, sabato 17 ottobre dalle ore 16.00 alle 17.00 Paolo Fabrizio Iacuzzi presenta il libro in versi “Consegnati al silenzio. Ballata del bizzarro unico male” (Bompiani Editore, 2020). Interviene il filosofo e scrittore Sergio Givone. Coordina il giornalista Fulvio Paloscia, La Repubblica.
Nell’occasione verrà ascoltata la voce dell’attore Blas Roca-Rey che ha letto l’intero libro per Storytel dove è disponibile. Il libro ha vinto il “Premio Camaiore” della Giuria Tecnica ed è stato nella decina finalista del “Premio Viareggio Rèpaci”. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti, regolato dalla norme di sicurezza anti Covid 19.
Un poeta di oggi che attraversa il dolore del mondo nell’epoca dei nuovi, imprevedibili e “bizzarri” virus ma al di là dell’attuale emergenza sanitaria da Covid19. Fra la peste del Colera e quella dell’Hiv, sfidando la paura assordante del mondo il poeta riporta in vita voci e storie, dove la morte è il controcanto di un viaggio attraverso la solidarietà e l’amore virale per gli ultimi e gli esclusi. Dal ceppo della sua famglia di archibugieri del Seicento al servizio dei Medici fino al nonno e al padre, da Giovanni Giudici e Francesco Guccini fino a Paul Valery e Leone Piccioni, Iacuzzi gioca con la storia personale e collettiva come un apprendista stregone, sulla soglia che separa l’infanzia dall’adolescenza tra la malinconia e il riso, il male e il bene. Tenta di elaborare il lutto per la morte dei suoi cari rendendoli immortali trasformandoli come Gaetano Zunbo in cera e Girolamo Segato in pietra. Comica e tragica al tempo stesso, la lingua si piega a rappresentare il male. Uno dopo l’altro, i versi compongono una sorta di autobiopsia personale e collettiva nel tentativo di esorcizzare anche la paura dei virus che ci attanagliano, a qualsiasi peste appartengano. Iacuzzi, “Signore del Ceppo”, compie un viaggio ideale all’interno dell’ex Ospedale del Ceppo a Pistoia fra il Teatrino Anatomico, il Padiglione dell’Emodialisi e il Fregio con le sette opere di Misericordia in ceramica invetriata.
Alcuni giudizi critici sul libro
“Tra le figure più valide della sua generazione… un libro denso, di sicura e corposa identità” (M. Cucchi – Robinson);
“Un’impeccabile esecuzione formale” (R. Mussapi – SuccedeOggi);
“L’ostinata geografia del male può farsi beffe di noi nel più assurdo dei modi” (M.C. Carratu – La Repubblica);
“Una trama di vicende private e collettive che dalla fine del Seicento arriva fino al presente” (R. Galaverni – La Lettura);
“Un libro nutrito di vita, laddove la vita balla su un crinale di malattia e di morte” (V. Guarracino – Avvenire);
“Un sorta di fantasmagorico, rembrandtiano teatro anatomico” (P. Di Palmo – Alias, Il Manifesto);
“Come un amanuense, tratteggia con rara perfezione d’immagine” (G. Monti – Azione);
“Una prova di maturità poetica, tutta tesa a scavare paesaggi individuali e collettivi”(L. Rafanelli – SuccedeOggi).
Paolo Fabrizio Iacuzzi è nato a Pistoia nel quartiere di Porta San Marco, vive a Firenze. E’ editor di Narrativa e saggistica per Giunti, in particolare delle collane dei classici. Si occupa di critica letteraria, educazione e promozione culturale. È il presidente e direttore del Premio Letterario Internazionale Ceppo Pistoia e direttore scientifico del Fondo Piero Bigongiari della Biblioteca San Giorgio. Ha pubblicato i seguenti libri in versi: Magnificat (1996), Jacquerie (2000), Patricidio (2005), Rosso degli affetti (2008) e Folla delle vene (2018). Il libro Pietra della pazzia, dedicato al Fregio delle sette opere di misericordia dell’Ospedale del Ceppo con le fotografie di Nicolò Begliomini e poi confluito in Consegnati al silenzio, è edito nel 2016 da Giorgio Tesi Editore. Una sua silloge di 21 poesie, Fiabucce per una madre, è in uscita nel volume di Gabrio Vitali, Sospeso Respiro. Poesia di pandemia (Moretti e Vitali).
28 Giugno 2020
Per il ciclo di eventi “L’Aperto” nell’Atrio del Palazzo Comunale a Pistoia, Giovedì 9 luglio dalle ore 19.00 alle 21.00 Paolo Fabrizio Iacuzzi presenta il libro in versi “Consegnati al silenzio. Ballata del bizzarro unico male” (Bompiani Editore, 2020).
giovedì 9 luglio 2020 ore 19.00 – Atrio Palazzo Comunale di Pistoia
PAOLO FABRIZIO IACUZZI
Consegnati al silenzio (Bompiani)
Letture dell’attore Lorenzo Degl’Innocenti
Interviene Gilberto Segatto
Interventi vocali e musicali degli studenti dei Licei di Pistoia
Opere realizzate da Andrea Dami
Per il ciclo di eventi “L’Aperto” nell’Atrio del Palazzo Comunale di Pistoia, Giovedì 9 luglio dalle ore 19.00 alle 21.00 Paolo Fabrizio Iacuzzi presenta il libro in versi “Consegnati al silenzio. Ballata del bizzarro unico male” (Bompiani Editore, 2020). Interviene Gilberto Segatto. Interventi vocali e musicali degli studenti dei Licei di Pistoia. Opere realizzate da Andrea Dami.
Il libro è nella cinquina del “Premio Camaiore” e nella decina finalista del “Premio Viareggio Rèpaci”. Il grande attore teatrale e televisivo Lorenzo Degl’Innocenti (Don Matteo, Che Dio ci aiuti, Squadra Mobile tra gli ultimi successi), allievo di Arnoldo Foà, leggerà le poesie di Iacuzzi.
Un poeta di oggi che attraversa il dolore del mondo nell’epoca dei nuovi, imprevedibili e “bizzarri” virus. Fra commedia e tragedia sfidando la paura assordante del mondo, riporta in vita voci e storie, dove la morte è un cammino verso il bene attraverso la solidarietà e l’amore virale per gli ultimi e gli esclusi. Paolo Fabrizio Iacuzzi riporta in vita voci e storie: dal ceppo della sua famglia di archibugieri del Seicento al servizio dei Medici fino al nonno e al padre. Gioca con la storia personale e collettiva come un apprendista stregone, sulla soglia che separa l’infanzia dall’adolescenza tra la malinconia e il riso, il male e il bene. Tenta di elaborare il lutto per la morte dei suoi cari rendendoli immortali trasformandoli come Gaetano Zunbo in cera e Girolamo Segato in pietra. Comica e tragica al tempo stesso, la lingua si piega a rappresentare il male. Uno dopo l’altro, i versi compongono una sorta di autobiopsia personale e collettiva nel tentativo di esorcizzare anche la paura dei virus che ci attanagliano, a qualsiasi peste appartengano. Iacuzzi, “Signore del Ceppo”, compie un viaggio ideale all’interno dell’ex Ospedale del Ceppo fra il Teatrino Anatomico, il Padiglione dell’Emodialisi e naturalmente il Fregio con le sette opere di Misericordia in ceramica invetriata.
A proposito delle opere realizzate da Andrea Dami traendo ispirazione dal Fregio robbiano, l’artista stesso scrive: “Sette pannelli che sono un monito. E ora sono i blu, i marroni, i gialli, i verdi, i bianchi, i neri, i celesti che attraverso l’emozione che hanno suscitato in me raccontano le sette opere di misericordia in sette stampe digigrafiche, per ricordarci quel sentimento antico che ci appartiene come uomini, per il quale si percepisce la sofferenza dell’altro e si desidera alleviarla.”
Alcuni giudizi critici sul libro:
“Tra le figure più valide della sua generazione… un libro denso, di sicura e corposa identità” (Maurizio Cucchi – Robinson, La Repubblica);
“Un’impeccabile esecuzione formale” (R. Mussapi – SuccedeOggi);
“L’ostinata geografia del male può farsi beffe di noi nel più assurdo dei modi”
(M.C. Carratu – La Repubblica, Ed. Firenze);“Una trama di vicende private e collettive che dalla fine del Seicento arriva fino al presente” (R. Galaverni – La Lettura, Corriere della Sera);
“Un libro nutrito di vita, laddove la vita balla su un crinale di malattia e di morte”
(V. Guarracino – Avvenire);“Un sorta di fantasmagorico, rembrandtiano teatro anatomico”
(P. Di Palmo – Alias, Il Manifesto);“Come un amanuense, tratteggia con rara perfezione d’immagine”
(G. Monti – Azione);“Una prova di maturità poetica, tutta tesa a scavare paesaggi individuali e collettivi”
(L. Rafanelli – SuccedeOggi);“Può essere la vita di molti, la vita di tutti, in una dimensione antieroica e quotidiana” (G. Segatto).
Paolo Fabrizio Iacuzzi è nato a Pistoia nel 1961 nel quartiere di Porta San Marco, vive a Firenze. Si occupa di editoria, critica, educazione e promozione culturale. È il presidente del Premio Letterario Internazionale Ceppo e direttore scientifico del Fondo Piero Bigongiari della Biblioteca San Giorgio. Ha pubblicato libri in versi: Magnificat (1996), Jacquerie (2000), Patricidio (2005), Rosso degli affetti (2008) e Folla delle vene (2018). Il libro Pietra della pazzia, con le fotografie di Nicolò Begliomini è stato edito nel 2016 da Giorgio Tesi Editore.
Autore: Paolo Fabrizio Iacuzzi Titolo: Consegnati al silenzio – Ballata del bizzarro unico male Editore: Bompiani, Milano 2020 Citazioni dal libro: “Le luci che si accorciano. Inesorabile potenza dell’istante. Qui riuniti babbo nonno figlio nipote. Mozzi nomi d’organi virus e batteri. Tutti consegnati al silenzio.” “Ormai non c’è più niente che possiamo fingere. Consegnati al silenzio e indifferenti al mondo […]
23 Febbraio 2020
Esce il nuovo libro di Paolo Fabrizio Iacuzzi “Consegnati al silenzio. Ballata del bizzarro unico male”, Bompiani, Firenze Milano 2020.
Dalla quarta di coperta
Un poeta di oggi, “consegnato al silenzio”nella babele assordante del mondo, riporta in vita voci e storie: dal ceppo degli archibugieri del ’600 fino al nonno e al padre, Paolo Fabrizio Iacuzzi gioca con la storia personale e collettiva come un apprendista stregone, nuovo Prometeo armato solo di parole, tra la malinconia e il riso, il male e il bene riporta in vita i morti mettendoli in relazione con i vivi, per sottrarli al silenzio senza tuttavia violarne il mistero.
Comica e tragica al tempo stesso, la lingua si piega a rappresentare il male, “soprattutto quello più bizzarro, perché si nasconde negli organi vitali del corpo e non dà segni evidenti di vita ma è diventato un virale doppio d’amore”; entra dentro ogni corpo, in una ricerca continua dell’origine della malattia e della sua possibile guarigione.
Uno dopo l’altro, i versi compongono una sorta di autobiopsia personale e collettiva nel tentativo di consegnare all’eternità se stessi e gli altri.
La scheda del libro
Autore: Paolo Fabrizio Iacuzzi Titolo: Consegnati al silenzio – Ballata del bizzarro unico male Editore: Bompiani, Milano 2020 Citazioni dal libro: “Le luci che si accorciano. Inesorabile potenza dell’istante. Qui riuniti babbo nonno figlio nipote. Mozzi nomi d’organi virus e batteri. Tutti consegnati al silenzio.” “Ormai non c’è più niente che possiamo fingere. Consegnati al silenzio e indifferenti al mondo […]
31 Dicembre 2019
«Poesia come espianto, ma anche, nella sua disarticolazione un po’ ovvia, come pianto di sé, anzi come Es che ci piange.
Poesia testamentaria, oracolo bambino, certo, ma anche galateo della rivolta, fra eloquenza e incredulità, tenerezza e rabbia, cantico per i propri amuleti (la bicicletta bianca, i cosmetici tesaurizzati per eredità materna, le statuine del presepe sepolte nella melma dell’alluvione, la gatta Evita morta di Aids felino) ed espulsione dei propri oggetti totemici fuoricorso, seduzione del lettore e sua delirante provocazione, nello slittamento delicatissimo del monologo nel dialogo.
Una poesia diaristica, memoriale e corporale insieme, macerata, fatta di fango e di luce, di un realismo dell’esperienza sempre immaginifico, con punte leggendarie e fiabesche, spostata ed eternizzata a ogni passaggio nel territorio dell’arte figurativa e della subcultura incantatoria della modernità».
(Dalla postfazione di Ernestina Pellegrini).
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30 Dicembre 2019
Patricidio di Paolo Fabrizio Iacuzzi allude a una doppia uccisione: quella del Padre e quella della Patria, unendo così ancora una volta, dopo Magnificat e Jacquerie, la storia alla Storia, la biografia all’evento.
Ma i riferimenti a fatti e a luoghi della propria famiglia sono, come sempre, puramente casuali, come punto di partenza per uno scavo nelle proprie viscere: per rileggerle alla luce della Famiglia umana», così Franco Buffoni presenta questa terza raccolta di poesia di Iacuzzi, prova della maturità di un poeta molto apprezzato dalla critica e dai lettori.
Patricidio è il viaggio dentro un Eden massacrato che assomiglia più a un universo concentrazionario che a un luogo della salvezza. L’autore disegna una geografia di “luoghi colpiti” dalla violenza sul 44° parallelo Nord e Sud del mondo, dagli States dei condannati a morte all’Argentina dei desaparecidos. Ma al centro c’è la sua Toscana ferita dalle ruspe e dalle stragi.
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28 Dicembre 2019
Paolo Fabrizio Iacuzzi salutato da Giovanni Giudici, in occasione della pubblicazione del suo primo libro. Magnificat, «come l’indizio che una stagione nuova è iniziata nella nostra poesia» ci propone con Jacquerie un’opera seconda di straordinaria maturità.
Un affresco corale in versi di personaggi ed eventi che hanno attraversato la storia del Novecento. Risalendo alla radice del proprio cognome, il poeta arriva a quel Jacques (da cui Jacquerie) che è l’incarnazione di un’indomita anima contadina ribelle.
Nelle “stanze” di questo polittico poetico vengono rappresentati la campagna d’Albania del nonno, il campo di prigionia in Germania del padre, la Resistenza e un dopoguerra di lotte civili, la vita di un orfanotrofio e di un centro per accoglienza per minori, la guerra del Kossovo e l’emarginazione degli immigrati.
Rievocando drammaturgicamente violenze storiche, migrazioni e conflitti sociali, il poeta interpreta in tono profetico la sua e la nostra storia.
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