Premiazione: Martedì 20 febbraio, ore 10,00. Auditorium Tiziano Terzani della Biblioteca San Giorgio di Pistoia.
Francesco D’Adamo terrà una lectio (non) magistrale, la Ceppo Ragazzi lecture 2018 “Reale e immaginario unitevi!”, a cura di Paolo Fabrizio Iacuzzi e Ilaria Tagliaferri.
La lectio (non) magistrale è stata scritta in occasione del conferimento del Premio Ceppo per l’Infanzia e l’Adolescenza 2018, grazie a Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.
6 parole chiave per una letteratura per ragazzi non vietata agli adulti: Emigrazione – Sfruttamento – Coraggio – Crescere – Diversità – Indignazione.
La lectio, oltre che a Campi Bisenzio, sede della rivistaLiBeR, sarà letta anche alla Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi di Bologna e sarà pubblicata sul numero 118 di LiBeR (aprile-giugno 2018).
Al Premio è legata la manifestazione Premio Laboratorio Ceppo Ragazzi per la recensione scritta e multimediale, sostenuto da Banca del Chianti. Le opere di Francesco D’Adamo sono state già distribuite l’11 novembre 2017 alla Biblioteca San Giorgio agli insegnanti delle scuole secondarie per essere recensite dagli studenti per il Premio Laboratorio Ceppo Ragazzi: grazie anche alla collaborazione con Giunti Editore, i ragazzi vincono dei buoni libri per la Libreria Giunti al Punto di Pistoia.
D’Adamo è arrivato al successo internazionale con il bestseller Storia di Iqbal (Einaudi Ragazzi), con la prefazione di Gad Lerner, mentre uno dei suoi ultimi libri, pubblicato per Giunti Editore nel 2015, è Dalla parte sbagliata – La speranza dopo Iqbal, nel quale ci porta a seguire, a dieci anni dalla morte di Iqbal, le vite di Fatima e Maria, ormai ventenni. Una, Fatima, emigrata in Italia, lavora come domestica e vive sradicata in una terra che non l’accoglie, l’altra, Maria, rimasta in Pakistan, continua la lotta per i diritti, scontrandosi oltre che con lo sfruttamento economico, con il fondamentalismo.
D’Adamo presenterà in anteprima anche il suo nuovo libro, “Oh, Harriet!“ in uscita per Giunti Editore.
Francesco D’Adamo vince il Premio Ceppo per l’Infanzia e l’Adolescenza perché le sue storie raccontano ai ragazzi il nostro mondo e affrontano temi forti: la vita in periferia con le sue scelte difficili e le disobbedienze; la tragedia della guerra e i viaggi senza ritorno o con un ritorno triste; la schiavitù e lo sfruttamento minorile. “Realtà e fantasia, la durezza del quotidiano e il guizzo della diversità” sono uniti attraverso parole “con la maiuscola”, concrete e significative, come quelle che danno vita alla sua Ceppo Ragazzi Lecture 2018, scritta appositamente per il Premio. La lectio è un manifesto per i diritti di tutti, un appello accorato e indignato perché la letteratura per ragazzi sia realmente attenta agli altri: “I diritti degli altri sono i miei diritti, che siano i migranti torturati nei campi profughi libici o i bambini di Baghdad o della Siria o della Palestina”.
Francesco D’Adamo è convinto che raccontare la realtà sia il modo per conoscerla meglio di un programma televisivo o di un’inchiesta giornalistica. Il suo intento non è di scrivere romanzi per dare risposte, ma perché ai ragazzi venga voglia di fare domande, di voler capire e anche di indignarsi per tutto quello che nella società si può e si deve migliorare: trasformare. Ne sono un esempio il protagonista di Storia di Iqbal (EL 2001), ostinato a voler combattere le ingiustizie del lavoro minorile fino alla morte; e il quindicenne di Storia di Ismael (De Agostini 2009) che, dopo il viaggio alla ricerca della libertà, non riesce più “ad avere pensieri da ragazzo”; e pure Tommy, il protagonista di Oh Freedom (Giunti 2014), che non sa come dire al padre la scelta di diventare guida per i fuggiaschi dalla schiavitù; e persino Fatima e Maria in Dalla parte sbagliata: la speranza dopo Iqbal (Giunti, 2015), una emigrata in Italia, l’altra rimasta in Pakistan, che continuano a lottare contro lo sfruttamento del lavoro minorile in ricordo di Iqbal, ucciso dopo averle liberate dagli aguzzini da bambine; e infine il dodicenne Nino in Papà sta sulla torre (Giunti, 2017), che vivrà un’avventura magica e misteriosa dopo che il papà ha deciso di salire su una delle ciminiere della fabbrica per protestare contro la sua chiusura.
Tuttavia c’è anche Harriet Tubman, la donna che ha creato l’Underground Railroad, inseguita dai cani e dai cacciatori di taglie per portare alla libertà centinaia di schiavi nell’America dei campi di cotone, nel romanzo Oh Harriet! (letto in anteprima, in uscita per Giunti). Nei romanzi di Francesco D’Adamo la vera protagonista è la complessità e il lieto fine non è assicurato: non ci sono supereroi ma persone normali che trovano il coraggio di fare la scelta giusta.
Da tanti anni giro l’Italia per incontrare i miei lettori e so per esperienza che presto o tardi qualcuno alzerà la mano e mi farà la domanda da un milione di dollari: «Senti, ma tu perché scrivi proprio queste storie? Che sono belle e interessanti, per carità, lo dice anche la prof. Perché invece non scrivi qualche romanzo di avventure o una bella storia di vampiri coi morsi sul collo e tutto? Non ti piacciono queste storie?».
Se mi piacciono? Vado matto per le belle storie di avventure. Ne ho lette un sacco. Quando da ragazzo mi aggiravo per le strade di Cremona, dove sono cresciuto, temevo sempre di sentire, tra le spirali della nebbia e le ombre di certe stradine, il sinistro sibilo del laccio di seta con cui i Thugs, i sanguinari adoratori della dea Kalì, usavano strangolare le loro vittime. Oppure nei pomeriggi d’estate, nell’afa opprimente della Bassa, mi guardavo attorno timoroso di veder spuntare all’improvviso tra gli stentati cespugli dei giardini pubblici una kalabag, la feroce tigre mangiatrice d’uomini (se invece non mangia gli uomini si chiama solamente bag, ma fa paura lo stesso).
Francesco D’Adamo è nato nel 1949 a Milano, dove attualmente vive, da profughi istriani arrivati in Italia dopo la seconda Guerra Mondiale. Si è laureato in Lettere Moderna all’Università di Milano, ha insegnato materie letterarie nelle scuole superiori e negli istituti tecnici, per poi dedicarsi alla scrittura.
Il suo primo libro è stato pubblicato nel 1990 ed è un romanzo noir per adulti Overdose che parla delle imprese di un gruppo di ragazzi drogati. Nello stesso anno scrive per una antologia curata da Massimo Moscati per Oscar Mondadori intitolata Nero italiano. 27 racconti il racconto 50 grammi di eroina.
Nel 1996, in collaborazione con Rosaria Guacci, cura Nero di seppia, costituito da 15 racconti che trattano il binomio giallo-cibo. Sul finire degli anni ‘90 ha iniziato a scrivere per i ragazzi, definiti da lui stesso “adulti che hanno qualche anno in meno”.
Nel 1999 ha pubblicato il romanzo Lupo Omega (Edizioni EL), finalista ai premi Cassa di Risparmio di Cento, Città di Penne e Castello di Sanguinetto.
Il suo romanzo Storia di Iqbal (Edizioni EL 2001), ispirato alla vicenda reale del pakistano Iqbal Masih e della sua lotta contro lo sfruttamento dei minori, è stato vincitore del Premio Cento 2002, ed è stato tradotto e pubblicato negli Stati Uniti. Nel 2004 il libro è stato segnalato dall’American Library Association come libro “raccomandato e degno di nota”, e ha avuto il Premio Christopher Awards (USA).
Impegnato, indignato, appassionato, Francesco D’Adamo è un autore di letteratura civile, e di altre storie che raccontano ai ragazzi il nostro mondo e affrontano temi forti, come la vita in periferia, con le sue scelte difficili e le disobbedienze, con le sue scelte difficili e le disobbedienze (Radio Niente, De Agostini; Lupo Omega, Fabbri; L’astronave e Vil Coyote, Mondadori) il rifiuto della guerra (Johnny il seminatore, Fabbri), i viaggi senza ritorno o con un ritorno triste (Storia di Ismael che ha attraversato il mare, De Agostini, 2009).
Con il libro Oh freedom (Giunti, 2014) D’Adamo ha raccontato la storia di due famiglie di schiavi attraversano il paese dall’Alabama all’Illinois, negli Stati Uniti di mettà ‘800, guidate dalla figura leggendaria di Peg Leg Joe, che le aiuterà a raggiungere quella che veniva definita una sorta di Canaan, una “Terra Promessa” dove finalmente i neri avrebbero riacquistato la libertà.
Il libro Papà sta sulla torre (Giunti, 2017) è una storia di amicizia e di speranza che ha come sfondo l’Italia della crisi, delle fabbriche che chiudono lasciando intere famiglie sul lastrico e di lavoratori forti e determinati che non ci stanno e decidono di protestare contro le ingiustizie.